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Il Padiglione Tedesco: Rivisitato

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Il Padiglione Tedesco #3

Il Padiglione Tedesco: Rivisitato Una story in tre capitoli

Cosa ha a che fare l’ifa (Institut für Auslandsbeziehungen) con il Padiglione Tedesco?

Dal 1971, l’ifa ha assunto, per conto del Ministero Federale degli Affari Esteri, un ruolo fondamentale nel posizionamento del Padiglione Tedesco alla Biennale d’Arte di Venezia. Dal 2009, l’istituto agisce anche in qualità commissario del Padiglione, assumendosi così l’intera responsabilità di questo grande progetto.

Ma chi stabilisce veramente cosa verrà esposto?

Che cosa influenza il Padiglione Tedesco, che cosa rappresenta questa "T" maius-cola e fino a quando una cosa è ancora "tedesca"?

A chi importa se non lo è?

E da quando tali questioni vengono prese in considerazione nei concetti artistici?

Perché trattiamo questi argomenti con spirito critico?

La Biennale di Venezia è conosciuta a livello mondiale. Essa è considerata la "madre delle biennali" da quando, nel 1895, si è tenuta la prima biennale in assoluto, nonostante la costruzione di padiglioni nazionali non sia stata adottata in molti altri luoghi. Basandosi su questo principio, la Biennale di Venezia aderisce a un concetto espositivo controverso che mette le nazioni in competizione tra loro.

L'ifa festeggia i Leoni d’Oro che dal 1986 sono stati assegnati a molti contributi, artisti e artiste del Padiglione Tedesco. Tuttavia, ad eccezione dell'Angola nel 2013, tutti i premi per il miglior padiglione sono sempre andati a Paesi del cosiddetto Nord Globale. La sola Germania ha ricevuto questo onore per quattro volte. Non si può però certo sostenere che l'arte di alcuni paesi sia sempre migliore di quella di altri paesi.

In questa terza edizione delle biennale stories, vogliamo far luce sulle circostanze, sui costrutti e sulle continuità che caratterizzano il Padiglione Tedesco, cercare possibili alternative e creare visioni che rivelino come la Biennale di Venezia sia diventata ciò che è e ciò che potrebbe diventare in futuro.

(Come) possiamo confrontarci con spirito critico con la Biennale?

Abbiamo chiesto a tre autori e autrici di nostra conoscenza di esaminare le strut-ture del Padiglione Tedesco attraverso la lente delle loro rispettive competenze. Tanja-Bianca Schmidt, Amarildo Ajasse e Shaunak Mahbubani contribuiscono a un discorso critico sulla Biennale grazie ad aspetti selezionati ad hoc e punti di vista molto personali. Queste tre voci fanno parte di una polifonia molto più ampia, che vorremmo valorizzare in questo contesto. Vogliamo reagire ai discorsi che sono avvenuti finora, per poter in futuro rendere visibile una serie più vasta e diversifi-cata di contributi.

Una Revisione Che dire dei legami coloniali della Biennale di Venezia e del Padiglione Tedesco? Nel suo contributo "Intrecciati e ingarbugliati", Tanja-Bianca Schmidt esamina la storia di queste connessioni e come esse continuino ad esistere oggi.

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Un Caso Studio Può il principio dei padiglioni nazionali alla Biennale di Venezia essere sovvertito e, se sì, come? Partendo dal contributo tedesco del 2013, quando Francia e Germania si sono scambiati i loro padiglioni, Amarildo Ajasse affronta questo interrogativo.

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Un Esperimento Riflessivo Insieme all'artista Sajan Mani, Shaunak Mahbubani progetta un padiglione fittizio post-nazionale basato sulla permeabilità e sottolinea l'importanza delle riforme istituzionali volte a consentire diversità a tutti i livelli.

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Tanja-Bianca Schmidt è una curatrice e storica dell'arte freelance che si occupa di Black identity, estetiche della migrazione e metodi di storiografia dell'arte critici rispetto al tema del razzismo. Schmidt lavora come mediatrice per il Museo Etnologico di Berlino, il Brücke Museum e la Kunsthaus Dahlem. Attualmente sta conseguendo un dottorato presso la TU di Dresda.

Amarildo Ajasse ha conseguito un dottorato di ricerca in Storia dell'arte presso l'Università Ca' Foscari. Ajasse ha fatto parte del team che ha organizzato i primi padiglioni nazionali del Mozambico alla Biennale Architettura del 2014 e alla Biennale Arte del 2015. Nel 2022 ha lavorato nell'ambito della divulgazione artistica per la 59a Biennale di Venezia.

Shaunak Mahbubani (lǝi) è unǝ curatorǝ e scrittorǝ nomade. Mahbubani cura principalmente progetti nell'ambito della serie espositiva "Allies for the Uncertain Futures". La serie esplora le possibilità di una visione condivisa del futuro basata sulla ricerca di una non-dualità. La quarta edizione, AUTOPOIESIS (2022), si svolge e si intreccia a Città del Messico e a Nuova Delhi. Insieme a Vidisha-Fadescha, Mahbubani ha curato nel 2022 il progetto "Party Office" a documenta 15.

Tanja-Bianca Schmidt è una curatrice e storica dell'arte freelance che si occupa di Black identity, estetiche della migrazione e metodi di storiografia dell'arte critici rispetto al tema del razzismo. Schmidt lavora come mediatrice per il Museo Etnologico di Berlino, il Brücke Museum e la Kunsthaus Dahlem. Attualmente sta conseguendo un dottorato presso la TU di Dresda.

Amarildo Ajasse ha conseguito un dottorato di ricerca in Storia dell'arte presso l'Università Ca' Foscari. Ajasse ha fatto parte del team che ha organizzato i primi padiglioni nazionali del Mozambico alla Biennale Architettura del 2014 e alla Biennale Arte del 2015. Nel 2022 ha lavorato nell'ambito della divulgazione artistica per la 59a Biennale di Venezia.

Shaunak Mahbubani (lǝi) è unǝ curatorǝ e scrittorǝ nomade. Mahbubani cura principalmente progetti nell'ambito della serie espositiva "Allies for the Uncertain Futures". La serie esplora le possibilità di una visione condivisa del futuro basata sulla ricerca di una non-dualità. La quarta edizione, AUTOPOIESIS (2022), si svolge e si intreccia a Città del Messico e a Nuova Delhi. Insieme a Vidisha-Fadescha, Mahbubani ha curato nel 2022 il progetto "Party Office" a documenta 15.

Tanja-Bianca Schmidt è una curatrice e storica dell'arte freelance che si occupa di Black identity, estetiche della migrazione e metodi di storiografia dell'arte critici rispetto al tema del razzismo. Schmidt lavora come mediatrice per il Museo Etnologico di Berlino, il Brücke Museum e la Kunsthaus Dahlem. Attualmente sta conseguendo un dottorato presso la TU di Dresda.

Amarildo Ajasse ha conseguito un dottorato di ricerca in Storia dell'arte presso l'Università Ca' Foscari. Ajasse ha fatto parte del team che ha organizzato i primi padiglioni nazionali del Mozambico alla Biennale Architettura del 2014 e alla Biennale Arte del 2015. Nel 2022 ha lavorato nell'ambito della divulgazione artistica per la 59a Biennale di Venezia.

Shaunak Mahbubani (lǝi) è unǝ curatorǝ e scrittorǝ nomade. Mahbubani cura principalmente progetti nell'ambito della serie espositiva "Allies for the Uncertain Futures". La serie esplora le possibilità di una visione condivisa del futuro basata sulla ricerca di una non-dualità. La quarta edizione, AUTOPOIESIS (2022), si svolge e si intreccia a Città del Messico e a Nuova Delhi. Insieme a Vidisha-Fadescha, Mahbubani ha curato nel 2022 il progetto "Party Office" a documenta 15.

Tanja-Bianca Schmidt è una curatrice e storica dell'arte freelance che si occupa di Black identity, estetiche della migrazione e metodi di storiografia dell'arte critici rispetto al tema del razzismo. Schmidt lavora come mediatrice per il Museo Etnologico di Berlino, il Brücke Museum e la Kunsthaus Dahlem. Attualmente sta conseguendo un dottorato presso la TU di Dresda.

Amarildo Ajasse ha conseguito un dottorato di ricerca in Storia dell'arte presso l'Università Ca' Foscari. Ajasse ha fatto parte del team che ha organizzato i primi padiglioni nazionali del Mozambico alla Biennale Architettura del 2014 e alla Biennale Arte del 2015. Nel 2022 ha lavorato nell'ambito della divulgazione artistica per la 59a Biennale di Venezia.

Shaunak Mahbubani (lǝi) è unǝ curatorǝ e scrittorǝ nomade. Mahbubani cura principalmente progetti nell'ambito della serie espositiva "Allies for the Uncertain Futures". La serie esplora le possibilità di una visione condivisa del futuro basata sulla ricerca di una non-dualità. La quarta edizione, AUTOPOIESIS (2022), si svolge e si intreccia a Città del Messico e a Nuova Delhi. Insieme a Vidisha-Fadescha, Mahbubani ha curato nel 2022 il progetto "Party Office" a documenta 15.

Tanja-Bianca Schmidt è una curatrice e storica dell'arte freelance che si occupa di Black identity, estetiche della migrazione e metodi di storiografia dell'arte critici rispetto al tema del razzismo. Schmidt lavora come mediatrice per il Museo Etnologico di Berlino, il Brücke Museum e la Kunsthaus Dahlem. Attualmente sta conseguendo un dottorato presso la TU di Dresda.

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