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SPRITZ, SFARZO E SPONSOR

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Stories
Il Padiglione Tedesco #1

SPRITZ, SFARZO E SPONSOR

Mi sono innamorata di Venezia quando sono venuta qui per la prima volta.

Peggy Guggenheim

VENEZIA:
Luogo carico di nostalgia, città d'arte e sede della più antica biennale d'arte del mondo. Ogni due anni la Biennale di Venezia attira milioni di visitatori e visitatrici. Nei Giardini, i padiglioni nazionali prendono parte a una competizione tra nazioni. Come è iniziato tutto ciò? A cosa deve il suo successo il padiglione della Germania? E cosa c'entrano davvero i commissari con l'arte?

CC0 via pixabay

Le gondole, Piazza San Marco, il Canal Grande e il Lido - associazioni ricorrenti nell’immaginario di Venezia.
Artisti rinascimentali come Tiziano, Bellini, Tintoretto e Veronese sono presenti in ogni angolo… ma Venezia non è solo questo. L'arte contemporanea fiorisce accanto ai vecchi maestri. Cosa sarebbe Venezia senza la Biennale e i suoi settori di musica, danza, teatro, film, architettura e naturalmente arte? Ogni due anni, la più importante biennale d'arte del mondo si svolge ai Giardini, all'Arsenale e nel resto della città. Il padiglione della Germania, coordinato a partire dal 1971 dall’ifa (Istituto per le Relazioni Estere), svolge spesso un ruolo fondamentale e i contributi tedeschi hanno vinto diversi premi.

LEONI NELLA LAGUNA

LEONI NELLA LAGUNA

I LEONI D'ORO E D'ARGENTO
sono senza dubbio il riconoscimento più prestigioso nel mondo dell'arte! Ogni due anni vengono assegnati da una giuria internazionale sotto lo sguardo dell'animale araldico alato della città.

Qui i leoni volano e gli uccelli camminano.

Jean Cocteau
Foto/©: Bertrand Gardel, hemis.fr

Nella città lagunare di Venezia, i leoni sono in agguato dietro ogni angolo: sulle bandiere, scolpiti sui pilastri dei ponti, come ornamenti sulle gondole o soprammobili nelle case. In Piazza San Marco, il più famoso di essi sovrasta la città: il leone alato, simbolo di Venezia. Esso è il modello per i premi della Biennale.

  • Foto: Dave Hutchison 2018, © picture alliance, All Canada Photos/Dave Hutchison
  • CC0 via pixabay
  • Foto: Uwe Gerig 2013, © picture alliance/Uwe Gerig
  • Foto: George P. Landow 2000, © https://victorianweb.org/photos/venice/74.html
  • Foto: Felix Hörhager 2017, © picture alliance, dpa/Felix Hörhager
  • © picture alliance, The Marsden Archive
  • CC0 via pixabay
  • dominio pubblico, Wikimedia Commons

È sinonimo di saggezza, forza, maestà e giustizia. Come attributo di San Marco Evangelista, il leone alato con il libro e la zampa sollevata è considerato l'emblema della città di Venezia. Si dice che le reliquie del santo siano state portate a Venezia nell’ 828 dopo essere state rubate da marinai veneziani ad Alessandria. San Marco è il santo patrono della città e il suo Leone viene raffigurato con un libro aperto - o in tempi di guerra, un libro chiuso. Qui si possono leggere le parole latine Pax tibi Marce evangelista meus (Pace a te Marco, mio evangelista).

CC0 via pixabay

A chi non piacerebbe portarsi a casa questo leone? Ispirato alla Mostra del Cinema di Venezia, il piccolo trofeo d'oro viene assegnato dal 1986 alla Biennale in diversi settori. È alto 18 cm, pesa 2950 grammi e viene consegnato in una piccola scatola foderata in seta a regola d’arte. Quando la giuria di cinque persone che determina la premiazione attraversa i padiglioni nei giorni di anteprima esclusiva, tutti trattengono il respiro e il trambusto si ferma per un istante. Chi verrà premiato questa volta? L'annuncio e la cerimonia di premiazione sono il culmine del giorno in cui la sede della Biennale viene ufficialmente aperta al pubblico. Il contributo del Padiglione Tedesco è già stato premiato sette volte con il Leone d'Oro, di cui quattro volte come miglior contributo nazionale:

Foto: Felix Hörhager 2017, © picture alliance, dpa/Felix Hörhager

Anne Imhof Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 2017 (a cura di Susanne Pfeffer)

Foto/©: Roman Mensing

Christoph Schlingensief postumo Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 2011 (a cura di Susanne Gaensheimer)

Foto: Andrea Merola 2011, © picture alliance, dpa/epa ansa Merola

Gregor Schneider Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 2001 (a cura di Udo Kittelmann)

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Hans Haacke e Nam June Paik Miglior Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 1993 (a cura di Klaus Bußmann)

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Bernd e Hilla Becher Leone D'Oro per la scultura 1990 (a cura di Klaus Bußmann)

© privato

Sigmar Polke Leone d’Oro miglior artista 1986 (a cura di Dierk Stemmler)

Foto/©: Elio Montanari

Lothar Baumgarten Leone d’Oro miglior artista 1984 (a cura di Johannes Cladders)

Foto: Felix Hörhager 2017, © picture alliance, dpa/Felix Hörhager

Anne Imhof Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 2017 (a cura di Susanne Pfeffer)

Foto/©: Roman Mensing

Christoph Schlingensief postumo Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 2011 (a cura di Susanne Gaensheimer)

Foto: Andrea Merola 2011, © picture alliance, dpa/epa ansa Merola

Gregor Schneider Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 2001 (a cura di Udo Kittelmann)

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Hans Haacke e Nam June Paik Miglior Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 1993 (a cura di Klaus Bußmann)

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Bernd e Hilla Becher Leone D'Oro per la scultura 1990 (a cura di Klaus Bußmann)

© privato

Sigmar Polke Leone d’Oro miglior artista 1986 (a cura di Dierk Stemmler)

Foto/©: Elio Montanari

Lothar Baumgarten Leone d’Oro miglior artista 1984 (a cura di Johannes Cladders)

Foto: Felix Hörhager 2017, © picture alliance, dpa/Felix Hörhager

Anne Imhof Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 2017 (a cura di Susanne Pfeffer)

Foto/©: Roman Mensing

Christoph Schlingensief postumo Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 2011 (a cura di Susanne Gaensheimer)

Foto: Andrea Merola 2011, © picture alliance, dpa/epa ansa Merola

Gregor Schneider Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 2001 (a cura di Udo Kittelmann)

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Hans Haacke e Nam June Paik Miglior Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 1993 (a cura di Klaus Bußmann)

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Bernd e Hilla Becher Leone D'Oro per la scultura 1990 (a cura di Klaus Bußmann)

© privato

Sigmar Polke Leone d’Oro miglior artista 1986 (a cura di Dierk Stemmler)

Foto/©: Elio Montanari

Lothar Baumgarten Leone d’Oro miglior artista 1984 (a cura di Johannes Cladders)

Foto: Felix Hörhager 2017, © picture alliance, dpa/Felix Hörhager

Anne Imhof Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 2017 (a cura di Susanne Pfeffer)

Foto/©: Roman Mensing

Christoph Schlingensief postumo Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 2011 (a cura di Susanne Gaensheimer)

Foto: Andrea Merola 2011, © picture alliance, dpa/epa ansa Merola

Gregor Schneider Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 2001 (a cura di Udo Kittelmann)

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Hans Haacke e Nam June Paik Miglior Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 1993 (a cura di Klaus Bußmann)

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Bernd e Hilla Becher Leone D'Oro per la scultura 1990 (a cura di Klaus Bußmann)

© privato

Sigmar Polke Leone d’Oro miglior artista 1986 (a cura di Dierk Stemmler)

Foto/©: Elio Montanari

Lothar Baumgarten Leone d’Oro miglior artista 1984 (a cura di Johannes Cladders)

Anne Imhof Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale 2017 (a cura di Susanne Pfeffer)

IL CARNEVALE DELL'ARTE

IL CARNEVALE DELL'ARTE

OGNI DUE ANNI...
Migliaia di visitatori e visitatrici della Biennale d'Arte si riversano nelle due sedi espositive principali: i Giardini e l'Arsenale. Un turismo artistico vivace, tra jet-set e infradito, non sempre ben visto dai veneziani.

Foto: Felix Hörhager 2015, © picture alliance, dpa/Felix Hörhager

Insieme ai soliti turisti, gli amanti dell’arte si affrettano attraverso i vicoli, correndo da uno spettacolo all'altro. Non ci si può perdere niente durante la manifestazione d'arte per eccellenza! È qui infatti che le tendenze vengono stabilite. Qui si vuole vedere - ed essere visti - il più possibile. Cool e critico, trendy e cosmopolita, elegante e intellettuale. Questo mix colorato di arte, cultura e società ha una lunga tradizione a Venezia - nell'arena dell'arte e altrove.

  • Carnevale di Venezia 1909, © picture alliance, ullstein bild
  • Inaugurazione del Padiglione Tedesco 2011, Foto: Felix Hörhager, © picture alliance / dpa | Felix Hörhager
  • Lina Lapelyte, Vaiva Grainyte e Rugile Barzdziukaite, “Sun and Sea”, istallazione e performance, Padiglione Lituano, 58. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Felix Hörhager 2019, © le artiste, picture alliance, dpa/Felix Hörhager
  • Carnevale di Venezia 2019, Foto: Matteo Chinellato, © picture alliance/Matteo Chinellato
  • Hrafnhildur Arnardottir/Shoplifter: Chromo Sapiens, veduta dell’installazione, Padiglione Islandese 2019, 58. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Giuseppe Cottini, © l’artista, Giuseppe Cottini
  • Concerto di inaugurazione del Padiglione Tedesco 2019, Foto/© Sara Scanderebech
  • Inaugurazione del Padiglione Tedesco 2019, Foto/© Sara Scanderebech

La città come palcoscenico

Il Carnevale di Venezia, con le sue maschere, le sfilate e i balli, è parte integrante della città lagunare tanto quanto i taxi acquei e il ponte di Rialto e vanta una tradizione secolare. Un tempo era caratterizzato da balli in maschera, spettacoli d'opera e feste dissolute - fino a quando fu vietato alla fine del XVIII secolo sotto il dominio di Napoleone. Fu solo sul finire degli anni Settanta che - per girare il film "Casanova" - Federico Fellini, il regista teatrale Maurizio Scaparro, il costruttore di maschere Guerrino Lovato e numerosi artisti vollero ricordare la tradizione dimenticata e farla rivivere. Così come la Biennale, il Carnevale è diventato un'attrazione turistica internazionale.

“Casanova” di Fellini, IT/US 1976, © picture-alliance, Mary Evans Picture Library

Che aspetto aveva la Biennale di Venezia più di 125 anni fa, quando aprì le sue porte per la prima volta? A quei tempi, in pochi potevano permettersi il lusso di viaggiare a Venezia. Nei Giardini, si incontravano signori vecchio stampo con cappello e dame in ampi abiti a corsetto di fronte a pareti ricolme di quadri pittoreschi.

I saloni della mostra venivano arredati con divani eleganti e decorati con composizioni floreali, le pareti adornate con pesanti tende e carta da parati in tessuto. La mostra transnazionale aveva lo scopo di rivitalizzare la metropoli dell'arte - e allo stesso tempo stimolare il turismo. A questo scopo, la città eresse un nuovo edificio nei Giardini nel 1895, il "Palazzo dell'Esposizione". È qui che è iniziata la fusione tra mostra, fiera commerciale, evento sociale e attrazione turistica.

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Il 30 aprile 1895 viene inaugurata la "Prima Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia".

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Circa 224.000 persone visitarono la prima edizione della Biennale; all’epoca erano ancora accolte dalla scritta "Pro Arte", la quale incoronava l'edificio dell’esposizione principale.

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Composizioni floreali e pesanti panche di legno facevano parte dell'inventario della mostra centrale: qui nella "Sala Inglese" nel 1907.

© Archivio Dr. Samsinger, Imagno, http://picturedesk.com

Nel 1909, durante l'ottava Biennale, nel Padiglione Bavarese (poi padiglione della Germania) si respirava aria da salotto e...

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

... altrettanto si può dire del Padiglione Britannico.

© picture alliance, akg-images

Già all'inizio del XX secolo una grande folla riempiva Piazza San Marco.

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Il 30 aprile 1895 viene inaugurata la "Prima Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia".

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Circa 224.000 persone visitarono la prima edizione della Biennale; all’epoca erano ancora accolte dalla scritta "Pro Arte", la quale incoronava l'edificio dell’esposizione principale.

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Composizioni floreali e pesanti panche di legno facevano parte dell'inventario della mostra centrale: qui nella "Sala Inglese" nel 1907.

© Archivio Dr. Samsinger, Imagno, http://picturedesk.com

Nel 1909, durante l'ottava Biennale, nel Padiglione Bavarese (poi padiglione della Germania) si respirava aria da salotto e...

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

... altrettanto si può dire del Padiglione Britannico.

© picture alliance, akg-images

Già all'inizio del XX secolo una grande folla riempiva Piazza San Marco.

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Il 30 aprile 1895 viene inaugurata la "Prima Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia".

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Circa 224.000 persone visitarono la prima edizione della Biennale; all’epoca erano ancora accolte dalla scritta "Pro Arte", la quale incoronava l'edificio dell’esposizione principale.

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Composizioni floreali e pesanti panche di legno facevano parte dell'inventario della mostra centrale: qui nella "Sala Inglese" nel 1907.

© Archivio Dr. Samsinger, Imagno, http://picturedesk.com

Nel 1909, durante l'ottava Biennale, nel Padiglione Bavarese (poi padiglione della Germania) si respirava aria da salotto e...

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

... altrettanto si può dire del Padiglione Britannico.

© picture alliance, akg-images

Già all'inizio del XX secolo una grande folla riempiva Piazza San Marco.

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Il 30 aprile 1895 viene inaugurata la "Prima Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia".

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Circa 224.000 persone visitarono la prima edizione della Biennale; all’epoca erano ancora accolte dalla scritta "Pro Arte", la quale incoronava l'edificio dell’esposizione principale.

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Composizioni floreali e pesanti panche di legno facevano parte dell'inventario della mostra centrale: qui nella "Sala Inglese" nel 1907.

© Archivio Dr. Samsinger, Imagno, http://picturedesk.com

Nel 1909, durante l'ottava Biennale, nel Padiglione Bavarese (poi padiglione della Germania) si respirava aria da salotto e...

© Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

... altrettanto si può dire del Padiglione Britannico.

© picture alliance, akg-images

Già all'inizio del XX secolo una grande folla riempiva Piazza San Marco.

Il 30 aprile 1895 viene inaugurata la "Prima Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia".

La Biennale di Venezia è diventata la mostra d'arte più rinomata del mondo. È considerata la madre di tutte le biennali ed è oggi un modello di successo molto emulato: più di 300 biennali nel mondo si ispirano attualmente a Venezia. La Biennale di Venezia, tuttavia, rimane unica grazie al suo concetto storico basato su contributi nazionali. Durante i primi anni di vita della Biennale - un periodo di crescente euforia e rivalità nazionale - sempre più paesi volevano far parte della competizione per rafforzare la loro identità nazionale. La domanda di spazio espositivo crebbe rapidamente e dal 1907 in poi, i padiglioni nazionali furono eretti nei Giardini intorno al Padiglione Centrale, divenuto quest’ultimo rapidamente troppo piccolo.

PADIGLIONI IN POMPA MAGNA

PADIGLIONI IN POMPA MAGNA

I GIARDINI:
Situato direttamente sull'acqua, con sentieri ghiaiosi e alberi centenari, questo spettacolare labirinto è affollato come Venezia stessa. Un privilegio per coloro che vi accedono: un miscuglio di circa 30 padiglioni nazionali e multinazionali si snoda intorno al Padiglione Centrale. Qui, la Svizzera e il Venezuela stanno spalla a spalla, chi vuole andare in Veneto passa per il Brasile, e la Germania spicca tra la Corea del Sud, il Giappone e il Canada nella zona più alta dell' areale.

Mappa di Venezia degli anni Venti e parte dell'identità visiva del Padiglione Tedesco 2022, a cura di Yilmaz Dziewior (artista: Maria Eichhorn).

Circa 90 paesi si contendono l'attenzione alla Biennale di Venezia, e se ne aggiungono sempre di nuovi. L'area dei Giardini è stata ampliata ufficialmente negli anni Novanta includendo l'ex porto militare e l'Arsenale, per dare spazio a un numero sempre crescente di nazioni. Alcuni dei paesi che non hanno sedi espositive permanenti possono esporvi in cambio di una quota destinata alle spese di ristrutturazione. Altre nazioni senza sede fissa affittano spazi in palazzi aristocratici, chiese e abitazioni della città.

Vista esterna del Padiglione di Hong Kong, 2019, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione Bielorusso, 2017, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione Nigeriano, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione Cipriota, 2017, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione del Lussemburgo, 2015, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione di Taiwan, 2013, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione Marocchino, 2009, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione dell’Islanda, 2019, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione di Hong Kong, 2019, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione Bielorusso, 2017, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione Nigeriano, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione Cipriota, 2017, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione del Lussemburgo, 2015, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione di Taiwan, 2013, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione Marocchino, 2009, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione dell’Islanda, 2019, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione di Hong Kong, 2019, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione Bielorusso, 2017, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione Nigeriano, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione Cipriota, 2017, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione del Lussemburgo, 2015, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione di Taiwan, 2013, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione Marocchino, 2009, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione dell’Islanda, 2019, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione di Hong Kong, 2019, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione Bielorusso, 2017, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione Nigeriano, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione Cipriota, 2017, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione del Lussemburgo, 2015, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione di Taiwan, 2013, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione Marocchino, 2009, Foto/©: Wolfgang Träger
Vista esterna del Padiglione dell’Islanda, 2019, Foto/©: Wolfgang Träger

Un paese, un edificio

Biennale di Venezia è l'unica esposizione internazionale d'arte che presenta i contributi dei paesi nei padiglioni nazionali. A causa dello sconvolgimento politico ed economico globale, l'importanza degli stati nazionali aumentò rapidamente nella seconda metà del XIX secolo. Sullo sfondo della prima Esposizione Universale di Londra del 1851, concepita come dimostrazione di trionfo, e della rinascita degli antichi Giochi Olimpici nel 1894, l’intesa tra popoli e la competizione nazionale furono connesse per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1895 e trasformate in principio portante. Questo concetto di Stato-Nazione si concretizzò nella realizzazione dei padiglioni nazionali presso i Giardini a partire dal 1907, e dal 1986 più sporadicamente in altre sedi espositive all'Arsenale e in locali affittati in tutta la città.

Foto: P. H. Delamotte 1855, © picture alliance, akg-images

L'architettura dei padiglioni nazionali nei Giardini è tanto eterogenea quanto le nazioni stesse: il tardo-barocco castigliano (Spagna) accanto a un blocco fortificato (Belgio), una scatola nera pieghevole con una rampa (Australia) accanto a un piccolo cubo bianco (Uruguay), un castello bizantino ornato con un tetto a padiglione (Russia) accanto a una rotonda di vetro con una terrazza sul tetto (Corea del Sud).

  • Vista esterna del Padiglione Coreano, Foto/© Wolfgang Träger
  • Vista esterna del Padiglione Russo, Foto/© Wolfgang Träger
  • Vista esterna del Padiglione Australiano, Foto/© Wolfgang Träger
  • Vista esterna del Padiglione Belga, Foto/© Wolfgang Träger
  • Vista esterna del Padiglione Spagnolo, Foto/© Wolfgang Träger
  • Vista esterna del Padiglione dell’Uruguay, Foto/© Wolfgang Träger

Ciò che tutti i padiglioni sembrano avere in comune è l'ambivalenza tra identità nazionale e visione transnazionale. Numerose ricostruzioni e ristrutturazioni testimoniano questa dicotomia, la quale continua a costituire un punto di partenza per molti contributi artistici, nonché a stimolare il potenziale creativo, come nel caso del padiglione della Germania.

Ghiaia

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Oggi, camminando lungo i sentieri di ghiaia in direzione del Padiglione Tedesco, il quale fu inizialmente costruito nel 1909 come "Padiglione Bavarese", si possono notare gli edifici della Gran Bretagna e della Francia di fronte, insieme su una piccola collina. La collina è stata creata dalle macerie delle chiese e dei monasteri veneziani distrutti durante le campagne napoleoniche. Viene anche chiamata "collina imperiale" o "collina dei comandanti" in allusione alle grandi potenze. Le egemonie globali sono visibili anche alla Biennale d'arte di Venezia e stanno cominciando solo lentamente a sgretolarsi.

Ci sono parecchi padiglioni alla Biennale che hanno, ancora oggi, tratti imperiali. Se si guarda quello della Gran Bretagna o quello della Francia dall'altra parte della strada sulla collina, questa non è certo l’immagine si sé che i britannici o i francesi vogliono diffondere nel mondo. Eppure nessuno pensa di invocare la demolizione di quei padiglioni.

Hans Haacke, 2010

IL PESO DEL PASSATO

IL PESO DEL PASSATO

MASSICCIO. FRESCO. SIMMETRICO.
Un edificio imponente di 440 metri quadrati, un portico con quattro pilastri scanalati e sopra un architrave senza frontoni con la scritta GERMANIA, ormai invecchiata: è così che il Padiglione Tedesco si presenta dal 1938, accompagnato da accese discussioni sulla storia dell'edificio. Come specchio del passato, il suo simbolismo storico e politico non può essere ignorato. Come affrontarlo: tollerarlo, ricostruirlo o demolirlo?

Con la sua ''rappresentazione'' fredda e anti-umana, questo tipico edificio epigono del sistema nazista suscita in chi lo visita un'avversione insormontabile...

Arnold Bode, 1958
Foto: Giacomelli 1909, © Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

La storia tedesca nei Giardini inizia nel 1909 con il Padiglione Bavarese, un edificio in stile antico con vestibolo, colonne ioniche e timpano.

Foto: Tomaso Filippi 1912, © Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Come Padiglione della Germania, l'edificio riceve un fregio decorativo nel 1912.

Foto: Giacomelli 1938, © Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Nel 1938 le colonne ioniche sono sostituite da massicce colonne rettangolari. Marmo al posto del parquet. Aquila imperiale davanti. La scritta GERMANIA cesellata nella facciata. Ad oggi, quello del 1938 rimane l'ultimo intervento sostanziale nell'aspetto del padiglione.

Hans Haacke, Germania, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1993, 45. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Roman Mensing 1993 © VG Bild-Kunst, Bonn 2021; Roman Mensing

Nel 1984, le scritte "Bundesrepublik Deutschland" e "Repubblica Federale di Germania" furono aggiunte sulle ali laterali a sinistra e a destra del portone d'ingresso. L'intenzione era di prendere le distanze dalla Repubblica Democratica Tedesca (RDT), che dal 1982 aveva una rappresentanza all’interno del Padiglione Centrale.

Vista esterna del Padiglione Tedesco 1997, 47. Biennale d’Arte di Venezia, Foto/© Philipp Schönborn

Per il 100° anniversario della Biennale Arte nel 1995, il padiglione della Germania fu ristrutturato e dipinto di giallo.

Padiglione Tedesco, 2021, Foto/© Giovanni Pellegrini

Il Padiglione Tedesco è di proprietà della Germania con diritti di uso del suolo dal 1943 e sotto tutela monumentale italiana.

Foto: Giacomelli 1909, © Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

La storia tedesca nei Giardini inizia nel 1909 con il Padiglione Bavarese, un edificio in stile antico con vestibolo, colonne ioniche e timpano.

Foto: Tomaso Filippi 1912, © Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Come Padiglione della Germania, l'edificio riceve un fregio decorativo nel 1912.

Foto: Giacomelli 1938, © Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Nel 1938 le colonne ioniche sono sostituite da massicce colonne rettangolari. Marmo al posto del parquet. Aquila imperiale davanti. La scritta GERMANIA cesellata nella facciata. Ad oggi, quello del 1938 rimane l'ultimo intervento sostanziale nell'aspetto del padiglione.

Hans Haacke, Germania, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1993, 45. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Roman Mensing 1993 © VG Bild-Kunst, Bonn 2021; Roman Mensing

Nel 1984, le scritte "Bundesrepublik Deutschland" e "Repubblica Federale di Germania" furono aggiunte sulle ali laterali a sinistra e a destra del portone d'ingresso. L'intenzione era di prendere le distanze dalla Repubblica Democratica Tedesca (RDT), che dal 1982 aveva una rappresentanza all’interno del Padiglione Centrale.

Vista esterna del Padiglione Tedesco 1997, 47. Biennale d’Arte di Venezia, Foto/© Philipp Schönborn

Per il 100° anniversario della Biennale Arte nel 1995, il padiglione della Germania fu ristrutturato e dipinto di giallo.

Padiglione Tedesco, 2021, Foto/© Giovanni Pellegrini

Il Padiglione Tedesco è di proprietà della Germania con diritti di uso del suolo dal 1943 e sotto tutela monumentale italiana.

Foto: Giacomelli 1909, © Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

La storia tedesca nei Giardini inizia nel 1909 con il Padiglione Bavarese, un edificio in stile antico con vestibolo, colonne ioniche e timpano.

Foto: Tomaso Filippi 1912, © Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Come Padiglione della Germania, l'edificio riceve un fregio decorativo nel 1912.

Foto: Giacomelli 1938, © Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Nel 1938 le colonne ioniche sono sostituite da massicce colonne rettangolari. Marmo al posto del parquet. Aquila imperiale davanti. La scritta GERMANIA cesellata nella facciata. Ad oggi, quello del 1938 rimane l'ultimo intervento sostanziale nell'aspetto del padiglione.

Hans Haacke, Germania, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1993, 45. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Roman Mensing 1993 © VG Bild-Kunst, Bonn 2021; Roman Mensing

Nel 1984, le scritte "Bundesrepublik Deutschland" e "Repubblica Federale di Germania" furono aggiunte sulle ali laterali a sinistra e a destra del portone d'ingresso. L'intenzione era di prendere le distanze dalla Repubblica Democratica Tedesca (RDT), che dal 1982 aveva una rappresentanza all’interno del Padiglione Centrale.

Vista esterna del Padiglione Tedesco 1997, 47. Biennale d’Arte di Venezia, Foto/© Philipp Schönborn

Per il 100° anniversario della Biennale Arte nel 1995, il padiglione della Germania fu ristrutturato e dipinto di giallo.

Padiglione Tedesco, 2021, Foto/© Giovanni Pellegrini

Il Padiglione Tedesco è di proprietà della Germania con diritti di uso del suolo dal 1943 e sotto tutela monumentale italiana.

Foto: Giacomelli 1909, © Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

La storia tedesca nei Giardini inizia nel 1909 con il Padiglione Bavarese, un edificio in stile antico con vestibolo, colonne ioniche e timpano.

Foto: Tomaso Filippi 1912, © Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Come Padiglione della Germania, l'edificio riceve un fregio decorativo nel 1912.

Foto: Giacomelli 1938, © Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

Nel 1938 le colonne ioniche sono sostituite da massicce colonne rettangolari. Marmo al posto del parquet. Aquila imperiale davanti. La scritta GERMANIA cesellata nella facciata. Ad oggi, quello del 1938 rimane l'ultimo intervento sostanziale nell'aspetto del padiglione.

Hans Haacke, Germania, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1993, 45. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Roman Mensing 1993 © VG Bild-Kunst, Bonn 2021; Roman Mensing

Nel 1984, le scritte "Bundesrepublik Deutschland" e "Repubblica Federale di Germania" furono aggiunte sulle ali laterali a sinistra e a destra del portone d'ingresso. L'intenzione era di prendere le distanze dalla Repubblica Democratica Tedesca (RDT), che dal 1982 aveva una rappresentanza all’interno del Padiglione Centrale.

Vista esterna del Padiglione Tedesco 1997, 47. Biennale d’Arte di Venezia, Foto/© Philipp Schönborn

Per il 100° anniversario della Biennale Arte nel 1995, il padiglione della Germania fu ristrutturato e dipinto di giallo.

Padiglione Tedesco, 2021, Foto/© Giovanni Pellegrini

Il Padiglione Tedesco è di proprietà della Germania con diritti di uso del suolo dal 1943 e sotto tutela monumentale italiana.

La storia tedesca nei Giardini inizia nel 1909 con il Padiglione Bavarese, un edificio in stile antico con vestibolo, colonne ioniche e timpano.

Forse nessun altro padiglione nei Giardini deve confrontarsi con la propria storia così spesso come quello della Germania. Ripercorrendo la storia dell'edificio, ci si imbatte in contributi artistici che hanno riflettuto a partire dal dopoguerra la tensione tra architettura, luogo e storia. Nonostante gli aspetti socio-politici siano sempre stati trattati nel Padiglione Tedesco, questi hanno assunto un ruolo sempre più importante a partire dagli anni Settanta. Gli artisti hanno cominciato a lavorare sull'edificio stesso e sulla sua storia. Trapanano, spaccano, inchiodano.

Molti tedeschi, assai cauti, non sapevano come affrontare la cosa. [...] Al contrario, molti visitatori stranieri si sentivano emotivamente coinvolti. Di tanto in tanto vedevo persone che raccoglievano schegge di vetro dal pavimento per poi frantumarle ulteriormente, come se volessero saldare un conto aperto della propria famiglia.

Hans Haacke, 2020 Hans Haacke, Germania, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1993, 45. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Roman Mensing © VG Bild-Kunst, Bonn 2021; Roman Mensing

Il primo contributo della Germania riunificata nel 1993 mette in mostra le rovine della storia tedesca e diventa iconico: Per la sua installazione, Hans Haacke frantuma le pesanti lastre di marmo del pavimento del padiglione e colloca la scritta GERMANIA anche all'interno dell’edificio. Nella sala principale, inondata di neon, i visitatori inciampano sui detriti del passato nazista. Haacke accosta intelligentemente questa tematica a quella della riunificazione tedesca: una moneta gigante da 1 marco del 1990 risplende al posto dell' “aquila del Reich”, sopra all’ingresso rivestito di rosso con appesa una grande fotografia della visita di Adolf Hitler al padiglione nel 1934.
Fino ad oggi, l'installazione è considerata un'opera chiave della riflessione artistica sulla storia tedesca.

Ho sempre voluto avere il coraggio di fare qualcosa che fosse completamente diverso. Qualcosa di totalmente pazzo e impossibile o addirittura di sbagliato.

Isa Genzken, 2007 Isa Genzken, OIL, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2007, 52. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Jan Bitter, © l’artista, VG Bild-Kunst Bonn, 2021, Jan Bitter

Quattordici anni dopo Hans Haacke, Isa Genzken “incarta” il padiglione della Germania. La facciata viene rivestita completamente con un’impalcatura e il tutto drappeggiato in una rete arancione. È come vedere la struttura con la sua tetra facciata per la prima volta. L'edificio stesso diventa una scultura. All'interno, i visitatori si muovono su grigi teloni di plastica attraverso un bizzarro cubicolo di specchi, giustapposizioni precise di oggetti quotidiani, maschere, teschi, astronauti, plastica e kitsch. Un mondo - pazzo.

Proprio qui, di fronte ai padiglioni nazionali, si è costretti a chiedersi: dov’è che qualcosa finisce e dov’è che qualcosa comincia? [...] Il contenuto dei miei pezzi è l’inviolabilità e la libertà dei pensieri di qualsiasi persona. Questo è ciò che tiene tutto unito, e il motivo per cui io stia facendo un lavoro così grande con così tante altre persone.

Anne Imhof, 2017 Anne Imhof, Faust (dettaglio), performance, Padiglione Tedesco 2017, 57. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Nadine Fraczowski © l’artista, Nadine Fraczowski

Arte Eliza Douglas, Anne Imhof: Medusa's Song PAN, 2019

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Nel 2017 Anne Imhof transenna e recinta il padiglione tedesco. Lo fa sorvegliare da dobermann e lo occupa letteralmente con la sua performance, che dura diverse ore e continua per tutto il periodo della mostra. L'unico modo per entrare all'interno è attraverso un ingresso laterale, dove un doppio soffitto di vetro è stato inserito nel padiglione altrimenti vuoto. Imhof toglie la terra sotto ai piedi dei visitatori. Diversi performer si muovono sul pavimento, sotto di esso e sopra di esso. Il suono forte, echeggiante e penetrante condensa lo scenario fino a renderlo inquietante. Il gesto più pregnante è una mano chiusa a pugno.

Anne Imhof, Faust (dettaglio), performance, Padiglione Tedesco 2017, 57. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Dorothea Grassmann, © l’artista, Dorothea Grassmann/ifa

Ogni decisione curatoriale, ogni contributo artistico nella storia recente del padiglione della Germania ha un valore diverso e allo stesso tempo può essere interpretato come una dichiarazione sull’architettura fascista dell’edificio e di conseguenza sul passato tedesco - nonché come una reazione alle posizioni artistiche precedenti.

Georg Karl Pfahler, Farbraum-Objekt Nr. 5, 1969/70, e Günther Uecker, Pfeiler, 1970, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1970, 35. Biennale d’Arte di Venezia, © gli artisti, Georg Karl Pfahler Archive, VG Bild-Kunst, Bonn, 2021

Günther Uecker: pilastro inchiodato, a cura di Dieter Honisch, 35a Biennale di Venezia, 1970, (con Kaspar-Thomas Lenk, Heinz Mack, Georg Karl Pfahler)

Georg Baselitz, modello per una scultura, 1979/80, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1980, 39. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Regine Esser © l’artista, Regine Esser

Georg Baselitz: Modello per una scultura, 1979-80, a cura di Klaus Gallwitz, 39a Biennale di Venezia 1980, (con Anselm Kiefer)

Felix Droese, Haus der Waffenlosigkeit, 1985–88, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1988, 43. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Heinz Günther Mebusch, © VG Bild-Kunst, Bonn 2021

Felix Droese: La casa senza armi, 1985-88, 43a Biennale di Venezia, 1988, a cura di Dierk Stemmler

Rosemarie Trockel, Auge, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1999, 48. Biennale d’Arte di Venezia © per gentile concessione di Sprüth Magers, VG Bild-Kunst, Bonn 2021, picture-alliance,dpa/epa Ansa Merola

Rosemarie Trockel: Occhio, 1999, a cura di Gudrun Inboden, 48a Biennale di Venezia, 1999

Christoph Schlingensief, Christoph Schlingensief, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2011, 54. Biennale d’Arte di Venezia © l’artista, Roman Mensing

Christoph Schlingensief: Christoph Schlingensief, 2011, a cura di Susanne Gaensheimer, 54a Biennale di Venezia, 2011

Il contributo tedesco nel Padiglione Francese 2013, 55. Biennale d’Arte di Venezia, Foto/© Fabian Fröhlich/blindbild.com

Padiglione Scambio con la Francia, a cura di Susanne Gaensheimer, artisti: Ai Weiwei, Romuald Karmakar, Santu Mofokeng, Dayanita Singh, 55a Biennale di Venezia, 2013.

Georg Karl Pfahler, Farbraum-Objekt Nr. 5, 1969/70, e Günther Uecker, Pfeiler, 1970, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1970, 35. Biennale d’Arte di Venezia, © gli artisti, Georg Karl Pfahler Archive, VG Bild-Kunst, Bonn, 2021

Günther Uecker: pilastro inchiodato, a cura di Dieter Honisch, 35a Biennale di Venezia, 1970, (con Kaspar-Thomas Lenk, Heinz Mack, Georg Karl Pfahler)

Georg Baselitz, modello per una scultura, 1979/80, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1980, 39. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Regine Esser © l’artista, Regine Esser

Georg Baselitz: Modello per una scultura, 1979-80, a cura di Klaus Gallwitz, 39a Biennale di Venezia 1980, (con Anselm Kiefer)

Felix Droese, Haus der Waffenlosigkeit, 1985–88, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1988, 43. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Heinz Günther Mebusch, © VG Bild-Kunst, Bonn 2021

Felix Droese: La casa senza armi, 1985-88, 43a Biennale di Venezia, 1988, a cura di Dierk Stemmler

Rosemarie Trockel, Auge, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1999, 48. Biennale d’Arte di Venezia © per gentile concessione di Sprüth Magers, VG Bild-Kunst, Bonn 2021, picture-alliance,dpa/epa Ansa Merola

Rosemarie Trockel: Occhio, 1999, a cura di Gudrun Inboden, 48a Biennale di Venezia, 1999

Christoph Schlingensief, Christoph Schlingensief, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2011, 54. Biennale d’Arte di Venezia © l’artista, Roman Mensing

Christoph Schlingensief: Christoph Schlingensief, 2011, a cura di Susanne Gaensheimer, 54a Biennale di Venezia, 2011

Il contributo tedesco nel Padiglione Francese 2013, 55. Biennale d’Arte di Venezia, Foto/© Fabian Fröhlich/blindbild.com

Padiglione Scambio con la Francia, a cura di Susanne Gaensheimer, artisti: Ai Weiwei, Romuald Karmakar, Santu Mofokeng, Dayanita Singh, 55a Biennale di Venezia, 2013.

Georg Karl Pfahler, Farbraum-Objekt Nr. 5, 1969/70, e Günther Uecker, Pfeiler, 1970, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1970, 35. Biennale d’Arte di Venezia, © gli artisti, Georg Karl Pfahler Archive, VG Bild-Kunst, Bonn, 2021

Günther Uecker: pilastro inchiodato, a cura di Dieter Honisch, 35a Biennale di Venezia, 1970, (con Kaspar-Thomas Lenk, Heinz Mack, Georg Karl Pfahler)

Georg Baselitz, modello per una scultura, 1979/80, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1980, 39. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Regine Esser © l’artista, Regine Esser

Georg Baselitz: Modello per una scultura, 1979-80, a cura di Klaus Gallwitz, 39a Biennale di Venezia 1980, (con Anselm Kiefer)

Felix Droese, Haus der Waffenlosigkeit, 1985–88, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1988, 43. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Heinz Günther Mebusch, © VG Bild-Kunst, Bonn 2021

Felix Droese: La casa senza armi, 1985-88, 43a Biennale di Venezia, 1988, a cura di Dierk Stemmler

Rosemarie Trockel, Auge, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1999, 48. Biennale d’Arte di Venezia © per gentile concessione di Sprüth Magers, VG Bild-Kunst, Bonn 2021, picture-alliance,dpa/epa Ansa Merola

Rosemarie Trockel: Occhio, 1999, a cura di Gudrun Inboden, 48a Biennale di Venezia, 1999

Christoph Schlingensief, Christoph Schlingensief, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2011, 54. Biennale d’Arte di Venezia © l’artista, Roman Mensing

Christoph Schlingensief: Christoph Schlingensief, 2011, a cura di Susanne Gaensheimer, 54a Biennale di Venezia, 2011

Il contributo tedesco nel Padiglione Francese 2013, 55. Biennale d’Arte di Venezia, Foto/© Fabian Fröhlich/blindbild.com

Padiglione Scambio con la Francia, a cura di Susanne Gaensheimer, artisti: Ai Weiwei, Romuald Karmakar, Santu Mofokeng, Dayanita Singh, 55a Biennale di Venezia, 2013.

Georg Karl Pfahler, Farbraum-Objekt Nr. 5, 1969/70, e Günther Uecker, Pfeiler, 1970, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1970, 35. Biennale d’Arte di Venezia, © gli artisti, Georg Karl Pfahler Archive, VG Bild-Kunst, Bonn, 2021

Günther Uecker: pilastro inchiodato, a cura di Dieter Honisch, 35a Biennale di Venezia, 1970, (con Kaspar-Thomas Lenk, Heinz Mack, Georg Karl Pfahler)

Georg Baselitz, modello per una scultura, 1979/80, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1980, 39. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Regine Esser © l’artista, Regine Esser

Georg Baselitz: Modello per una scultura, 1979-80, a cura di Klaus Gallwitz, 39a Biennale di Venezia 1980, (con Anselm Kiefer)

Felix Droese, Haus der Waffenlosigkeit, 1985–88, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1988, 43. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Heinz Günther Mebusch, © VG Bild-Kunst, Bonn 2021

Felix Droese: La casa senza armi, 1985-88, 43a Biennale di Venezia, 1988, a cura di Dierk Stemmler

Rosemarie Trockel, Auge, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1999, 48. Biennale d’Arte di Venezia © per gentile concessione di Sprüth Magers, VG Bild-Kunst, Bonn 2021, picture-alliance,dpa/epa Ansa Merola

Rosemarie Trockel: Occhio, 1999, a cura di Gudrun Inboden, 48a Biennale di Venezia, 1999

Christoph Schlingensief, Christoph Schlingensief, Veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2011, 54. Biennale d’Arte di Venezia © l’artista, Roman Mensing

Christoph Schlingensief: Christoph Schlingensief, 2011, a cura di Susanne Gaensheimer, 54a Biennale di Venezia, 2011

Il contributo tedesco nel Padiglione Francese 2013, 55. Biennale d’Arte di Venezia, Foto/© Fabian Fröhlich/blindbild.com

Padiglione Scambio con la Francia, a cura di Susanne Gaensheimer, artisti: Ai Weiwei, Romuald Karmakar, Santu Mofokeng, Dayanita Singh, 55a Biennale di Venezia, 2013.

Günther Uecker: pilastro inchiodato, a cura di Dieter Honisch, 35a Biennale di Venezia, 1970, (con Kaspar-Thomas Lenk, Heinz Mack, Georg Karl Pfahler)

Penso che la rivalutazione storica del padiglione sia già avvenuta spesso e che rispecchi piuttosto bene il nostro tempo con la sua durezza e brutalità. [...] Ci sono due modi di affrontarlo: o lo si fa sparire, o si reagisce ad esso con durezza e severità. [...] Nessun artista può dimenticare ciò che il suo predecessore ha fatto nel padiglione. Ma ognuno deve trovare il proprio stile

Susanne Pfeffer, 2017

CON CORAGGIO, CARISMA E CARTA DI CREDITO

CON CORAGGIO, CARISMA E CARTA DI CREDITO

L'IFA COME COMMISSARIO:
Com'è possibile che il contributo artistico nel padiglione tedesco sia stato premiato ben sette volte con il Leone d'Oro negli ultimi cinquant’anni, di cui quattro volte come miglior contributo nazionale? Perché la Germania ha tanto successo? Una coincidenza?

Un progetto di successo su larga scala richiede non solo un'idea artistica visionaria, ma anche l'infrastruttura per realizzarla. È qui che entra in gioco il commissario. Non è lì per risolvere un crimine, ma per assumersi la responsabilità di un progetto complesso che vale milioni. E questo incarico pubblico deve essere pianificato meticolosamente.

Gregor Schneider, TOTES HAUS u r, Rheydt 1985 - Venezia 2001, Pianta della mostra (piano terra), Padiglione Tedesco 2001, 49. Biennale d’Arte di Venezia, © l’artista, VG Bild-Kunst, Bonn, 2021

Dal 1971, l’ifa ha giocato un ruolo chiave nel coordinamento del Padiglione Tedesco alla Biennale d’Arte di Venezia per conto del Ministero Federale degli Esteri. Nel 2009 ha ricevuto anche il ruolo di commissario, assumendo così anche la responsabilità finanziaria e quindi un grande onere. Non esiste una procedura uniforme per il finanziamento, l'amministrazione e l'organizzazione dei padiglioni nazionali. Nel caso di altri padiglioni, non sono solo i governi, ma anche le fondazioni e un numero crescente di finanziatori privati a rendere possibile l'allestimento. Come nel caso della Germania, le organizzazioni intermediarie agiscono da commissari per i padiglioni vicini, per esempio il British Council per la Gran Bretagna o l'Institut Français per la Francia. L'ifa lavora quindi a stretto contatto con i rispettivi direttori artistici dei padiglioni e con il Ministero Federale degli Esteri.

  • Isa Genzken nel Padiglione Tedesco con il curatore Nicolaus Schafhausen, settembre 2006, Foto: Bernd Bodtlaender © Per gentile concessione del Padiglione Tedesco, Bernd Bodtlaender
  • Inaugurazione del Padiglione Tedesco 2019, 58. Biennale d’Arte di Venezia, Foto/© Jasper Kettner
  • Inaugurazione del Padiglione Tedesco 2011, 54. Biennale d’Arte di Venezia, Foto/© Roman Mensing
  • Inaugurazione del Padiglione Tedesco 2019, 58. Biennale d’Arte di Venezia, Foto/© Nina Bingel/ifa
  • Inaugurazione del Padiglione Tedesco 2015, 56. Biennale d’Arte di Venezia, Foto/© Albrecht Fuchs
  • Ricevimento in occasione dell’inaugurazione del Padiglione Tedesco 2013 al Centro Tedesco di Studi Veneziani, Foto/© Roman Mensing
  • Inaugurazione del Padiglione Tedesco 2019, 58. Biennale d’Arte di Venezia, Foto/© Sara Scanderebech

Commissari

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Ogni due anni, il Ministero degli Esteri affida ai curatori il compito di sviluppare un concetto per il contributo del padiglione della Germania. Questa è una grande sfida sul piano concettuale e anche su quello logistico.
L'ifa colloca i contributi tedeschi in una struttura più ampia, è la loro memoria, il deposito della conoscenza e il luogo dove le discussioni si accendono e continuano sul lungo termine - anche quando l'edizione della Biennale è finita da tempo. In breve: è qui che tutti i fili si intrecciano. L'ifa coordina, crea contatti, sostiene, consiglia, finanzia e fornisce assistenza amministrativa.

Montaggio Padiglione Tedesco 2015, 56. Biennale d’Arte di Venezia, Foto/© Manuel Reinartz

Il Ministero Federale degli Esteri fornisce a questo fine un finanziamento pubblico di base. Inoltre, a seconda della complessità dell'opera artistica da sviluppare, sponsorizzazioni, fondazioni e privati raccolgono spesso una somma aggiuntiva. Gli "ifa Freunde des Deutschen Pavillons/Biennale Venedig e. V." (Amici del Padiglione Tedesco/Biennale di Venezia) hanno inoltre sostenuto la realizzazione dei progetti con le loro quote associative dal 2013. La gestione e il controlling provengono dall'ifa - in conformità con le rigorose linee guida del bilancio pubblico e dei contributi.
L'ifa fornisce anche impulsi per il contenuto e accompagna i curatori in ogni passo del percorso - senza interferire con la loro libertà artistica. Spesso si tratta anche di compiti molto pratici.

Joseph Beuys, Straßenbahnhaltestelle, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1976, 37. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Werner Krüger, © VG Bild-Kunst, Bonn, 2021, Werner Krüger, Per gentile concessione della Stiftung Museum Schloss Moyland

A volte è necessario perforare le lastre di pietra del pavimento del padiglione fino a raggiungere l'acqua freatica di Venezia (Joseph Beuys, 1976).

Gregor Schneider, TOTES HAUS u r, Rheydt 1985 - Venezia 2001, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2001, 49. Biennale d’Arte di Venezia, © l'artista, VG Bild-Kunst, Bonn, 2021

A volte un'intera casa viene costruita all’interno dell’edificio (Gregor Schneider, 2001).

Tobias Zielony, The Citizen, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2015, 56. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Manuel Reinartz 2015 © l'artista, Manuel Reinartz

Oppure un "piano nobile", un altro livello, deve essere aggiunto al padiglione per creare un'atmosfera di fabbrica al piano superiore.... (Fabbrica: Jasmina Metwaly/Philip Rizk, Olaf Nicolai, Hito Steyerl, Tobias Zielony, 2015)

Padiglione Tedesco 2015, 56. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Friederike Klussmann, 2015 © Friederike Klussmann/ifa

...e un’atmosfera di seminterrato al piano terra ( Fabbrica: Jasmina Metwaly/Philip Rizk, Olaf Nicolai, Hito Steyerl, Tobias Zielony, 2015).

Natascha Süder Happelmann, Ankersentrum, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2019, 58. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Jasper Kettner 2019, © l'artista, Jasper Kettner

Oppure un gigantesco muro di cemento diventa un'appendice dell’installazione nel padiglione (Natascha Süder Happelmann, 2019).

Joseph Beuys, Straßenbahnhaltestelle, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1976, 37. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Werner Krüger, © VG Bild-Kunst, Bonn, 2021, Werner Krüger, Per gentile concessione della Stiftung Museum Schloss Moyland

A volte è necessario perforare le lastre di pietra del pavimento del padiglione fino a raggiungere l'acqua freatica di Venezia (Joseph Beuys, 1976).

Gregor Schneider, TOTES HAUS u r, Rheydt 1985 - Venezia 2001, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2001, 49. Biennale d’Arte di Venezia, © l'artista, VG Bild-Kunst, Bonn, 2021

A volte un'intera casa viene costruita all’interno dell’edificio (Gregor Schneider, 2001).

Tobias Zielony, The Citizen, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2015, 56. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Manuel Reinartz 2015 © l'artista, Manuel Reinartz

Oppure un "piano nobile", un altro livello, deve essere aggiunto al padiglione per creare un'atmosfera di fabbrica al piano superiore.... (Fabbrica: Jasmina Metwaly/Philip Rizk, Olaf Nicolai, Hito Steyerl, Tobias Zielony, 2015)

Padiglione Tedesco 2015, 56. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Friederike Klussmann, 2015 © Friederike Klussmann/ifa

...e un’atmosfera di seminterrato al piano terra ( Fabbrica: Jasmina Metwaly/Philip Rizk, Olaf Nicolai, Hito Steyerl, Tobias Zielony, 2015).

Natascha Süder Happelmann, Ankersentrum, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2019, 58. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Jasper Kettner 2019, © l'artista, Jasper Kettner

Oppure un gigantesco muro di cemento diventa un'appendice dell’installazione nel padiglione (Natascha Süder Happelmann, 2019).

Joseph Beuys, Straßenbahnhaltestelle, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1976, 37. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Werner Krüger, © VG Bild-Kunst, Bonn, 2021, Werner Krüger, Per gentile concessione della Stiftung Museum Schloss Moyland

A volte è necessario perforare le lastre di pietra del pavimento del padiglione fino a raggiungere l'acqua freatica di Venezia (Joseph Beuys, 1976).

Gregor Schneider, TOTES HAUS u r, Rheydt 1985 - Venezia 2001, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2001, 49. Biennale d’Arte di Venezia, © l'artista, VG Bild-Kunst, Bonn, 2021

A volte un'intera casa viene costruita all’interno dell’edificio (Gregor Schneider, 2001).

Tobias Zielony, The Citizen, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2015, 56. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Manuel Reinartz 2015 © l'artista, Manuel Reinartz

Oppure un "piano nobile", un altro livello, deve essere aggiunto al padiglione per creare un'atmosfera di fabbrica al piano superiore.... (Fabbrica: Jasmina Metwaly/Philip Rizk, Olaf Nicolai, Hito Steyerl, Tobias Zielony, 2015)

Padiglione Tedesco 2015, 56. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Friederike Klussmann, 2015 © Friederike Klussmann/ifa

...e un’atmosfera di seminterrato al piano terra ( Fabbrica: Jasmina Metwaly/Philip Rizk, Olaf Nicolai, Hito Steyerl, Tobias Zielony, 2015).

Natascha Süder Happelmann, Ankersentrum, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2019, 58. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Jasper Kettner 2019, © l'artista, Jasper Kettner

Oppure un gigantesco muro di cemento diventa un'appendice dell’installazione nel padiglione (Natascha Süder Happelmann, 2019).

Joseph Beuys, Straßenbahnhaltestelle, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 1976, 37. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Werner Krüger, © VG Bild-Kunst, Bonn, 2021, Werner Krüger, Per gentile concessione della Stiftung Museum Schloss Moyland

A volte è necessario perforare le lastre di pietra del pavimento del padiglione fino a raggiungere l'acqua freatica di Venezia (Joseph Beuys, 1976).

Gregor Schneider, TOTES HAUS u r, Rheydt 1985 - Venezia 2001, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2001, 49. Biennale d’Arte di Venezia, © l'artista, VG Bild-Kunst, Bonn, 2021

A volte un'intera casa viene costruita all’interno dell’edificio (Gregor Schneider, 2001).

Tobias Zielony, The Citizen, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2015, 56. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Manuel Reinartz 2015 © l'artista, Manuel Reinartz

Oppure un "piano nobile", un altro livello, deve essere aggiunto al padiglione per creare un'atmosfera di fabbrica al piano superiore.... (Fabbrica: Jasmina Metwaly/Philip Rizk, Olaf Nicolai, Hito Steyerl, Tobias Zielony, 2015)

Padiglione Tedesco 2015, 56. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Friederike Klussmann, 2015 © Friederike Klussmann/ifa

...e un’atmosfera di seminterrato al piano terra ( Fabbrica: Jasmina Metwaly/Philip Rizk, Olaf Nicolai, Hito Steyerl, Tobias Zielony, 2015).

Natascha Süder Happelmann, Ankersentrum, veduta dell’installazione, Padiglione Tedesco 2019, 58. Biennale d’Arte di Venezia, Foto: Jasper Kettner 2019, © l'artista, Jasper Kettner

Oppure un gigantesco muro di cemento diventa un'appendice dell’installazione nel padiglione (Natascha Süder Happelmann, 2019).

A volte è necessario perforare le lastre di pietra del pavimento del padiglione fino a raggiungere l'acqua freatica di Venezia (Joseph Beuys, 1976).

Molti di questi progetti non solo cambiano il concetto di arte, ma alterano per un breve periodo la struttura stessa del padiglione. Per ragioni di tutela dei monumenti, la destrutturazione dell'edificio deve essere tenuta in considerazione fin dall'inizio. L'edificio non deve essere danneggiato o alterato in modo permanente. Tutto ciò non è una passeggiata ma anzi una vera e propria impresa. Il dipartimento artistico dell'ifa può attingere alla sua esperienza decennale e al suo ruolo al crocevia di vari ambiti di lavoro: le mostre itineranti, il finanziamento artistico e il lavoro in galleria incoraggiano costantemente la creazione di nuove strategie per la creazione di esposizioni internazionali, innovative e multidisciplinari nonché per il coordinamento di offerte di divulgazione.

Nell'ambito dei nostri progetti transculturali e grazie al confronto costante con questioni di attualità rilevanti a livello globale, il dipartimento artistico dell'ifa ha come obiettivo una società aperta. Con i nostri formati espositivi sempre più co-creativi, promuoviamo spazi di apprendimento e riflessione, offriamo piattaforme di discussione e, di volta in volta, opportunità di incontro e di scambio. Questo è ciò che rende speciale e unico il lavoro dell’ifa.

Dr. Ellen Strittmatter, Commissaria del padiglione tedesco e direttrice del dipartimento artistico dell'ifa, 2021

Come si può misurare e valutare l'arte e il lavoro culturale? Uno dei fattori di successo dell’ifa come Kompetenzzentrum der Auswärtigen Kultur- und Bildungspolitik (Centro di competenza per la politica culturale ed educativa estera, AKBP) è sicuramente la sua stretta e fiduciosa collaborazione attraverso ostacoli logistici con un team interdisciplinare di curatori, artisti e operatori, così come il suo instancabile impegno rispetto a importanti questioni socio-politiche, sempre considerate e riflettute, soprattutto per quanto riguarda la Biennale di Venezia.

Padiglione Tedesco nella primavera 2021, Foto/© Giovanni Pellegrini

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